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Preghiera comunitaria - 6° incontro

Immagine del redattore: Fopponino MilanoFopponino Milano

Qui puoi trovare il testo della preghiera del sesto incontro di preghiera comunitaria mensile.

Ti aspettiamo martedì 4 marzo 2025, alle 19, nella cripta della chiesa sotto l’altare maggiore


Parrocchia S. Francesco d’Assisi al Fopponino

in preghiera

La Speranza non delude

                       

“Ramo di mandorlo in fiore(1890) - Vincent van Gogh-

Vincent van Gogh Museum, Amsterdam


“Anna la Speranza attende e annuncia”


ENTRIAMO IN PREGHIERA

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

(facciamo un segno della croce ampio, che prenda il nostro corpo come un abbraccio)

Usiamo qualche tempo per entrare in preghiera. Può aiutare la meditazione guidata “Entrare in preghiera“ che trovate sul pdf. 


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Vincent Van Gogh, un grandissimo artista. E un uomo tormentato fin dalla giovinezza dalla malattia psichiatrica: depressione maggiore e schizofrenia. Una vita che Vincent è chiamato a vivere coniugando i momenti di profondissimo e cupo sconforto, le allucinazioni e i sogni, con il forte desiderio e la determinazione di esprimere e realizzare le sue capacità di artista alla ricerca della bellezza e del senso ultimo dell’esistenza.

Una mattina di febbraio Vincent van Gogh si trovava a Saint Rémy in Provenza nello studio del dottor Gachet, nella clinica psichiatrica dove lui stesso, volontariamente, si faceva ricoverare cercando sollievo dalla sua angosciante e inguaribile malattia.

Guardando il giardino della clinica dalla finestra dello studio, rimane affascinato dalla bellezza di un albero di mandorlo che sta fiorendo nonostante le rigide temperature dell’inverno. Decide che proprio un ramo di quel mandorlo in fiore sarà il soggetto del dipinto per il piccolo Vincent, il figlio che suo fratello Theo, l’amato fratello, avrà a breve. Un bambino, una nuova vita. Questo sguardo verso la vita che continua meravigliosamente a nascere, a crescere, a fiorire, lo porta fuori di corsa a recidere un ramo per poterlo studiare e dipingere una, due, 10 e più volte alla ricerca della perfezione di quei fiori, cercando di cogliere quell’eterna bellezza che solo la fioritura riesce ad esprimere, raccontando la nascita e la vita. Raccontando la speranza nel futuro possibile.

Vincent conosceva la Bibbia molto bene, aveva dipinto e cercato di dar corpo a tante sue scene.. non può non essergli venuto in mente Geremia e la sua chiamata da parte del Signore a essere profeta. “Geremia, cosa vedi?”  “Vedo un ramo di mandorlo.”  “Hai visto bene Geremia perché anche io vigilo sulla mia parola per realizzarla.“

C’è un gioco di parole in ebraico: la parola che indica il mandorlo è shaqad. Shaqad deriva dalla radice shaqad che vuol dire: svegliare, essere attenti, vigilare. Cercando quindi di tradurre il verso in forma più letterale possibile, direbbe così: - “Vedo un ramo di shaqad (mandorlo)” - “Hai visto bene perché io shaqad (vigilo) sulla mia parola per mandarla ad effetto”. È l’immagine della sentinella vigilante, attenta a quello che accade. Dio esprime la sua vigile cura, non su una persona, su una nazione o sulla Terra, ma sulla Sua Parola affinché si compia. E allora possiamo essere certi che le Sue promesse si compiranno.

A volte intorno a noi non vediamo alcun germoglio di bene, non vediamo fiori sugli alberi né campi di grano biondeggianti luccicare al sole, ma solo dolore, gelo e terra brulla. A volte lo scoramento fa pensare che i fiori e il grano non esistano, e neppure il bene. Ma gli agricoltori, che sanno di avere già piantato migliaia di semi e potato i rami spogli, quando spaziano con lo sguardo sulle distese di terra spoglie intorno a loro, già le vedono ricoperte di grano dorato e fiori profumati. Perché i fiori e il grano già “ci sono”. Mancano solo le condizioni di sole, calore, pioggia e … giugno. Il fatto che non li vediamo non vuol dire che non esistano. Esistono. E si manifesteranno quando le condizioni saranno quelle appropriate. A giugno. Chiediamo alle terre brulle della nostra vita di rivelarci la dimensione ultima della realtà. Ed esse si ammanteranno immediatamente di grano, di colori e di profumi.

 

Di fronte al Signore, ora, e invocando lo Spirito Santo preghiamo:

 

·        Spirito Santo, dacci gli occhi di un contadino che davanti ad una distesa di terra brulla, dura dal gelo, vede già il biondeggiare delle spighe che verranno.


·        Spirito Santo, concedici la paziente forza dell’attendere, senza farci sopraffare dallo sconforto, di avere occhi che vedono la realtà ultima che tu hai promesso già realizzata, anche quando ci sembra di non riconoscere alcun segno di rinascita.


·        Spirito Santo, concedici questa sera l’apertura all’ascolto del nuovo che questa preghiera potrà suggerire a ciascuno di noi, nelle nostre diversità che Tu hai voluto, minuscoli frammenti, ognuno di noi, dell’interezza che Tu sei.


Facciamo silenzio dentro di noi e lasciamo che lo Spirito ci guidi    

volendo facendoci accompagnare da  Ludovico Einaudi – I Giorni https://www.youtube.com/watch?v=Uffjii1hXzU


 

Riflessione

Solo tre versetti per presentarci questa donna. Eppure sufficienti a darci una immagine viva di Anna, una immagine che ci permette di conoscerla nella sua essenza. Colpisce l’ordine del racconto. Colpisce perché a differenza di quanto ci saremmo potuti aspettare, che tanto spesso sentiamo fare o che noi stessi a volte facciamo, Anna non ci viene innanzitutto presentata come una anziana di 84 anni, vedova per giunta, senza reddito e probabilmente di “peso“ per la società e per sé stessa, nonché di discendenza discutibile se non deprecabile.

La prima caratteristica che viene ricordata di lei è la sua profonda interiorità. Quello che lei è, al di là di quello che lei ha, della sua età e delle sue origini.

Anna è una profetessa.

Per la cultura e la lingua ebraica di allora questa parola ha dentro la potenza delle sue radici: nevi'ìm – chiamato e autorizzato da Dio a parlare e agire con la propria vita per tradurre la Parola di Salvezza del Signore in parole “per” gli uomini e “davanti “agli uomini.

Una chiamata molto difficile. Il profeta annuncia qualcosa che spesso non è ancora avvenuto, scrutando i segni della storia alla luce dello Spirito e integrando nella lettura dei tempi la propria vita e la propria storia. Spesso non è creduto, spesso dà fastidio, spesso lui/lei stessa fa fatica a credere quello che deve urgentemente e impellentemente annunciare. Il profeta vive solamente di fede nella Parola e vede i segni nella storia leggendoli con la Speranza. Il profeta è sempre un traghettatore di Speranza.

Ed Anna è ricordata così, come una profetessa, da sempre vista dalla gente “stabilmente” presente nel tempio in attesa del Messia, negli spazi che poteva occupare come donna, il cortile dei gentili e quello riservato alle donne, esclusa dal resto del Tempio. Ma lei accoglie questo come tutto della sua vita e vive quegli spazi che tutti devono attraversare sempre a contatto con la gente. Anna ha passato così la sua vita, o almeno più di metà della sua vita; a contatto con la gente, con i pellegrini, pregando e digiunando, anche dalle parole inutili. Annunciando un messaggio di speranza in un futuro di salvezza. Non c’è alcuna presentazione di “una povera donna” perché in lei non c’è vittimismo, depressione, chiusura o rabbia per la sua vedovanza e la sua storia di famiglia.

E quindi per lei non c’è pietismo, ma rispetto.

Solo proprio alla fine del versetto ci viene detto che ha 84 anni, come a dirci che, nonostante fossero passati forse oltre 60 anni di lunga e apparentemente sterile attesa, la vecchiaia non le aveva tolto la fede che il meglio doveva ancora venire.

Anna è una profetessa. Una donna che ha trasformato le fatiche della sua vita nel servizio di dispensare speranza, di annunciare il Messia che verrà.

Anna è una donna che prega, non per ripiego o per riempire un vuoto, ma per scelta consapevole di voler essere comunque feconda e amante, nonostante tutto, affaccendata “notte e giorno” e ci mostra come la pienezza della vita non dipenda da ciò che ci accade, ma da ciò che “incontriamo” in quello che ci accade.

E infatti Anna arriva al Tempio, spinta forse come Simeone dallo Spirito, e subito riconosce il Messia in quel bimbo in fasce. Ed ecco che la sua preghiera diventa lode a voce alta e narrazione della promessa, racconto di speranza vicina, lettura dei tempi con occhi fiduciosi e limpidi.

Nessun dolore,  sofferenza,  anni e fatiche sulle spalle,  debolezza degli occhi o del corpo  possono offuscare gli occhi di un cuore che ama Dio, che ha fede e speranza. E si diventa così capaci di vedere il germoglio che presto sboccerà, anche sotto la dominazione straniera, in mezzo alle rivolte armate contro l’oppressore e di fronte alle esecuzioni esemplari (come è sempre uguale la storia…) .  

Si diventa traghettatori di Speranza, voce della Salvezza, contagio di coraggio e di gioia.

 

Silenzio .  (facciamo un tempo di silenzio volendo facendoci accompagnare da  Ludovico Einaudi – I giorni https://www.youtube.com/watch?v=Uffjii1hXzU)


Preghiamo insieme a cori alterni  Isaia 52

Svegliati, svegliati,

rivestiti della tua magnificenza, Sion;

indossa le vesti più belle,

Gerusalemme, città santa;


Scuotiti la polvere, alzati, Gerusalemme schiava!

Sciogliti dal collo i legami, schiava figlia di Sion! 

Come sono belli sui monti


i piedi del messaggero di lieti annunzi

che annunzia la pace,

messaggero di bene che annunzia la salvezza,

che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».


Senti? Le tue sentinelle alzano la voce,

insieme gridano di gioia,

poiché vedono con gli occhi

il ritorno del Signore in Sion.


Prorompete insieme in canti di gioia,

rovine di Gerusalemme,

perché il Signore ha consolato il suo popolo,

ha riscattato Gerusalemme.


Il Signore ha snudato il suo santo braccio

davanti a tutti i popoli;

tutti i confini della terra vedranno

la salvezza del nostro Dio.

 

Prorompete insieme in canti di gioia

Il Signore ha snudato il suo santo braccio  


Gloria al Padre ...

                

              

 














Libera condivisione


Padre nostro ....

 

Benedizione


 

Per pregare ancora

Adriana Zarri è stata una donna, eremita, laica che ha scelto di vivere in povertà e solitudine, lavorando la terra, studiando e scrivendo. Teologa e scrittrice, ha fatto conoscere il suo pensiero in molte battaglie civili.

Adriana Zarri è stata la donna più presente nella stampa cattolica e non, negli anni in cui si preparava il Concilio Vaticano II. Nella scrittura ha assunto come proprio un «dovere di critica» che l’ha portata a denunciare, «integrismo», «clericalismo», «immobilismo», «patologie» presenti in una Chiesa che, scriveva, è generata da Cristo, ma anche da ogni credente. Adriana Zarri è una donna che ha scelto il silenzio dell’eremita perché per lei quello era il luogo privilegiato del suo incontro con Dio, con sé stessa, con il mondo e con la creazione. Una “sentinella” di Dio che alza la voce e grida la speranza nell’avvento del Regno di Dio e di una chiesa aperta a tutti.

Vive da sola nel silenzio di una cascina, coltivando l’orto, accudendo gli animali, meravigliandosi e gioendo per ogni germoglio che cresce, per ogni cucciolo che nasce. Porta tutto nella sua preghiera, davanti ad un altare su cui si mescolano le melanzane appena colte con i fiori di campo, in dono davanti al Signore. ( Un eremo non è un guscio di lumaca. Erba della mia erba e altri resoconti di vita- A. Zarri)

La forza della paziente attesa, come il febbraio attende il marzo e si protende verso la primavera. Tutto pareva morto e tutto rivivrà. Sotto alle foglie secche crescerà l'erba verde, sui rami brulli gonfieranno le gemme e nasceranno foglie e fiori. Ma l'inverno fu pure necessario.

Vive pregando perchè “La preghiera è la contestazione più profonda di questo nostro mondo utilitario, in quanto mette in crisi non già le forme d’oppressione in cui si manifesta ma il modello antropoculturale che le esprime: un modello efficientistico, privo di quegli spazi di fantasia, di poesia, di gratuità su cui si innesta appunto la preghiera.» E che permette alla speranza di vivere.

Ci lascia saggi, articoli e poesie. Tutte che aprono gli occhi sul Regno di Dio che viene.

 

 






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